Tra poche ore terminerà il 2022. Da molti anni, ormai, la fine e l’inizio di un anno mi lasciano piuttosto indifferente. Non credo, infatti, che sia una data a cambiare la vita o che una lista di propositi stilati su un foglio possano predeterminare il nuovo anno.
Credo però nei libri e anche molto. Credo nelle parole che vi troviamo, nei pensieri e nelle storie, che spesso riflettono il nostro essere in un modo davvero sorprendente. Per questo saluto questo anno attraverso alcuni dei libri che mi hanno accompagnato in questi dodici mesi, nell’ordine in cui li ho letti.
- Il mio nome è Sissi e Sissi: la solitudine di un’imperatrice di Allison Pataki, traduzione di Sandro Ristori, Bookme, 2015. Questi due libri hanno fatto luce su una passione che mi accompagna da una vita, ovvero la storia dell’imperatrice Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbachche, che ha abitato la mia fantasia per molti anni, anche grazie ai film iconici interpretati da Romy Schneider. I due libri della Pataki stravolgono il mito e cercano di dare una maggiore accuratezza storica al personaggio.
- Appunti per me stessa di Emilie Pine, Rizzoli, 2021. In questo meta-diario la protagonista racconta se stessa, le difficoltà relazionali con un padre amato e odiato, l’esperienza cruda dell’infertilità, e molto altro. Le parole sono come frecce imbevute di onestà e fierezza per redigere un autoritratto schietto e tagliente, in cui non si può che riconoscersi con gratitudine.
- I quaderni botanici di Madame Lucie, Melissa da Costa, Rizzoli, 2021. La protagonista di queto libro ha perso l’uomo che ama e ha visto nascere morta la propria bambina. Due lutti devastanti e dolorosi che sono raccontati per quello che sono. In mezzo a questi una nuova passione, quella per un orto e i fiori che imparara a curare grazie ai diari dell’anziana signora che abitava nella casa divenuta il suo rifugio. Coltivare piante, curare un orto diventano un modo per tornare a vivere, giorno dopo giorno, tornando ad essere felice, a partire dalle piccole cose.
- La signora del miele di Fanny Buitrago, Feltrinelli, 2011. In questo romanzo si racconta in modo grottesco e tragicomico, dolce e tagliente, la storia di una donna latinoamericana attraverso il rapporto tra amore e cucina, tra il corpo di una donna e il suo eros.
- Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop, Fannie Flagg, 1987. Le protagoniste di questa storia non hanno vite banali. Sullo sfondo di un paesino in Alabama, si vede raccontata la storia di una famiglia, attraverso il dialogo tra due donne, che tra presente e passato parlano del loro essere donne e delle storie di altre donne. Un classico da riscoprire, oltre il film.
- Il duca e io, Il visconte che mi amava, La proposta di un gentiluomo, Un uomo da conquistare, A sir Philip, con amore, Amare un libertino, Tutto in un bacio, Il vero amore esiste ovvero tutti e otto i libri di Julia Quinn della Serie Bridgerton, editi da Mondadori dal 2000 in poi. Ebbene sì, dopo essermi imbattutta mio malgrado nella serie Netflix, durante la pandemia, per il così detto effetto Q, sono poi finita tra le grinfie dei libri che l’hanno ispirata. Che dire? Sono dei bei romanzetti, praticamente la copia l’uno degli altri, molto Harmony e zuccherini, da leggere senza impegno, ma con un loro fascino, anche comico, se vogliamo e, ovviamente, tutti a lieto fine.
- Dietaland di Sarai Walker, Mondadori, 2020. Anche in questo caso, prima ho visto la serie tratta dal libro, e poi ho trovato il libro. C’è davvero tanta differenza tra la serie tv e il libro, che è davvero notevole. Un’appassionante storia di una donna e la denuncia sagace e forte su come la società occidentale americana odierna rappresenta e sterotipa messaggi sul corpo delle donne.
- I Sette Killer dello Shinkansen di Isaka Kotaro, Einaudi, 2021. Avendo avuto l’onore e il piacere di poter passare alcune ore su più treni proiettili in Giappone, poter leggere un libro, anzi un thriller, ambientato su uno shinkansen è stato davvero suggestivo, perché sono riuscita a immesimarmi. Con un ritmo incalzante, ricco di colpi di scena, si alternano vari protagonisti, che ne combinano di quelle belle, durante una corsa in treno. Molto bello è anche il suo adattamento cinematografico, uscito nel 2022, ovvero Bullet Train, anche se molti dei personaggi sono stati occidentalizzati e per questo perde di giapponesità.
- I miei giorni alla libreria Morisaki, Satoshi Yagisawa, Feltrinelli, 2022. Rimanendo sempre in Giappone ecco una per perla di libro che racconta la storia di una ragazza alla ricerca di se stessa, che ovviamente riesce a trovarsi grazie ai libri, soprattutto quelli usati e malandati di una vecchia libreria. Tra quelle pagine fa vari incontri che vanno oltre il tempo.
- Rifiorire, il potere segreto delle piante e la ricerca della felicità, Alice Vincent, Harper collins, 2022. Questo libro a metà tra un diario autobriografico e una manuale di balconaggio-giardinaggio ripercorre la storia di una donna, il suo amore per le piante e la tradizione dei giardini botamici inglesi, insegnando come sia possibile curarsi attraverso la cura di fiori e piante.
- Fiore di Neve e il ventaglio segreto di Lisa See, Longanesi, 2011. L’ultimo libro che ho letto quest’anno è un classico di molti anni fa. Anche in questo caso ho conosciuto questa dolce, triste e appassionate storia, prima attraverso il film, Il Ventaglio segreto. In questo libro è raccontata la storia di due donne, prima bambine, poi ragazze, spose, adulte, vecchie. Due amiche legate dal fato e poi dall’affetto. Una sorellanza che sopravvive ad usi e costumi, quasi incomprensibili oggi, ma che hanno caratterizzato la vita di molte donne cinesi.
Queste storie hanno accompagnato il mio 2022. Ho letto anche altri libri, ma questi sono quelli che più ho amato, quasi tutti storie di donne. Sono stata felice nel leggerli e resto grata per gli incontri letterari fatti. Alcune storie sono parte di me come io di loro, perché raccontano un pezzo della mia vita. Altre invece raccontano di qualcosa di diverso, che non conosco in prima persona, ma che comprendo, appunto grazie alla lettura, così come ci insegna Marcel Proust:
“Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto uno strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso”.